Sto bene. Sono vivo, ho le valigie in macchina e poco altro importa ora.
Un weekend maledettamente triste e pericoloso.
Gli astri danno la prima avvisaglia nel viaggio di ritorno da Sydney, sulla Hume Highway mi esplode una gomma mentre percorro ai 100 all'ora un tratto di lavori in corso a doppio senso di marcia.
Scopro con estremo sollievo che in qs. casi i mezzi non diventano inguidabili tutto d'un tratto, ma uno sguardo al retrovisore mi regala comunque una scarica di adrenalina per il muso dell'autoarticolato attaccato al culo che frena e s'attacca al clacson.
Un bell'istante di panico, ma con i lampeggianti d'emergenza mi butto a sinistra e rallento fino a fermarmi in mezzo alla ghiaia.
La gomma è a brandelli, butto su quella di scorta e riparto tranquillo.
Odio profondamente il camionista, ma non posso far altro che accettare che guidare di notte uno di quei bestioni a dodici assi dev'essere un gran bel lavoro di merda e col tempo non può che renderti un freddo bastardo molesto perché un automobilista sfigato rallenta la tua marcia.
Mancano quasi 500 chilometri a Melbourne, ma mi dicono che da qui in avanti la strada sarà bella e faccio che incamminarmi col ruotino. Sono abbastanza timoroso che un canguro mi zompi di fronte al radiatore all'ultimo istante, e capisco perché i camion hanno le griglie davanti al parabrezza. Ai 75-80 all'ora ci metto un sacco di tempo, ma prima che il cielo schiarisca sono comunque finalmente a Melbourne.
Un paio d'ore di sonno, e si parte per il weekend che avevamo organizzato.
Un meraviglioso romantico cottage in mezzo al bush, tra felci lussureggianti e cascatelle ai bordi di un parco nazionale pieno di uccelli. Poco dopo l'arrivo ci passa davanti al balcone un wallabie saltellante, ma non faccio in tempo a prendere la macchina e fotografarlo.
Fuori ci sono 46 gradi, un bagno nell'idromassaggio e l'aria calda asciuga in meno di un minuto senza bisogno di asciugamani. Un birrino fresco e un bicchiere di porto, e crolliamo a smaltire la stanchezza accumulata con una siesta sotto all'aria condizionata.
Alle 4 apro gli occhi, e sembra che siano le nove e mezza di sera.
Sguardi preoccupati, usciamo a guardare il cielo e l'odore di fumo annulla in pochi secondi la stanchezza e l'alcool in circolo.
Scarpe da ginnastica ai piedi, valigie richiuse in pochi minuti, e macchina carica in pochi minuti.
Il proprietario del residence dice di non preoccuparci, il fuoco è lontano e se la situazione dovesse peggiorare ci verrebbe ad evacuare senza indugio.
Proviamo a tornare in stanza, cucinare qualcosa, ma l'odore di fumo sempre più intenso scatena una paura ormai incontrollabile e scusandoci col gestore per lasciargli la stanza in disordine fuggiamo alla velocità che il ruotino concede.
Usciamo dalla Toolangi Forest in mezzo a colonne di fumo e ci troviamo di fronte fiamme e posti di blocco.
Niente panico, semplicemente fredda determinazione a raggiungere la città scansando i focolai e guidando per le strade che la polizia non ha ancora chiuso.
Usciamo da Healesville con le fiamme su entrambi i lati della strada, giusto dieci minuti prima che la radio ci dica che la strada è stata chiusa.
Si sceglie di pernottare ospiti in zona sicura, perché se il vento non cambia anche la casa ad Eltham può essere un posto pericoloso.
Nottata tesa, ascoltando la radio che snocciola cifre ed elenca vittime e intere città spazzate via dalla furia delle fiamme.
Noi siamo fortunati, una buona stella ci ha svegliati con tempo e ci ha guidati senza un solo graffio, ma attorno a noi le persone stanno perdendo tutto.
All'alba arrivano dei sopravvissuti in cerca di un letto e una doccia, con gli occhi arrossati e la camminata da zombie raccontando come siano salvi per un soffio.
Molto triste.
Dopo la settimana di caldo torrido di dieci giorni fa, l'erba è secca e gialla e tutti gli alberi sono in tenuta autunnale.
Le foglie secche sono dovunque, i rami secchi caduti col vento coprono tutto e hanno trasformato lo stato di Victoria in un'immensa esca pronta ad accendersi alla minima scintilla.
Da ogni focolaio partono volando cortecce e foglie in fiamme, e alcune arrivano ad atterrare a quasi venti chilometri di distanza, rendendo le fiamme incontrollabili.
Ieri la giornata è stata dedicata alla prevenzione.
Abbiamo raccolto tutto il materiale combustibile attorno a casa e l'abbiamo bagnato e buttato nell'immondizia.
Ogni finestra chiusa e sigillata con asciugamani.
Ogni angolo ripulito e bagnato, nella speranza che se qualche materiale infiammato atterra non trovi nulla a cui dar fuoco.
Ma nulla più.
Se non sei preparato, aiutare diventa solo un intralcio. Non sono cresciuto con la paura del fuoco, a scuola non m'hanno insegnato a reagire, e una volta finiti i compiti assegnatimi mi faccio i cazzi miei sedendomi in un angolo.
Ho scoperto cos'è un fire plan, e quanto possano essere preparate le persone ad affrontare una calamità del genere quando sono nate e cresciute nel bush.
Dovunque ci si giri c'è qualcuno pulendo e rastrellando, con sguardi allarmati ma senza voler aver paura.
Oggi tutto sembra sotto controllo, se il vento non gira verso sud siamo in zona sicura.
Io sono tranquillo, incolume e fottutamente fortunato, ma le persone vicine a me l'hanno vissuta molto peggio.
Il canale 774 AM informa 24 ore su 24: al momento sono centinaia le case incenerite, migliaia le famiglie che hanno perso tutto, ci sono 75 focolai cui far fronte e tre giorni di tempo prima che il vento ricominci a soffiare dal deserto riportando di nuovo la temperatura ai livelli che hanno scatenato tutto questo.
Io ripartirò prima, dopodomani ho il volo per Londra, ma temo per le persone cui ho imparato a voler bene.
La radio ha appena detto che stamattina è stato arrestato il responsabile di uno dei focolai, pare fosse un vigile del fuoco annoiato che ha acceso un fuoco per avere qualcosa da fare.
È stato accusato di "mass murder".
Sempre oggi, tarda ora. Aggiornamento serale.
La felpa ben chiusa, sotto la luna piena il venticello fresco sembra innaturale dopo la botta di adrenalina dei due giorni scorsi.
Sembra incredibile come nell'emisfero australe la temperatura possa calare od aumentare di trenta gradi in un solo giorno con cotanta normalità.
Da qualche ora gli Elvis (gli elicotteri del servizio antincendio) hanno iniziato a passarci sopra casa diretti a sud ovest, per andare a caricare acqua in qualche altro posto.
L'emergenza fuoco ha messo da parte l'emergenza idrica di quest'estate, ma da quando tutto sarà nuovamente quieto ogni goccia d'acqua sarà preziosa.
Firefighters da tutta l'Australia e dalla Nuova Zelanda sono arrivati in massa a dare il cambio agli eroi locali che non dormono da tre giorni, i radioconduttori finalmente osano un tono scherzoso.
Si commenta l'accaduto, la tensione è abbastanza scemata e ci si rilassa un po' sapendo che non si può far altro che confidare nella metereologia.
Per quel che mi concerne, tutte le persone che conosco stanno bene. Null'altro conta al momento.
Assolutamente nulla di cui preoccuparsi.