Kia ora, haere mai ki Aotearoa! Benvenuti all'Isola della lunga nuvola bianca...
Dopo sei settimane di Stati Uniti, sacchetti di plastica, gas di scarico e sprechi oltre ogni sopportazione, welcome to paradise. You're in New Zealand...
Ennesimo cambio di fuso orario, anche se stavolta non mi sembra di star notando più di tanto il Jet Lag.
Il cambio di data fa sembrare di aver perso un giorno, ma se si pensa che ad ogni atterraggio le lancette sono tornate indietro di 3~6 ore (ed ancor di più faranno con la tappa finale) risulta ovvio che stavolta, passando il meridiano numero 180, debbano compensarlo saltando avanti di 24 tutto d'un colpo.
Atterrare alle cinque e mezza del mattino regala una meravigliosa intera giornata davanti a sè, da dedicare all'esplorazione.
Ma, allo stesso tempo, presenta l'innegabile svantaggio che la stanza dell'hotel non sarà libera che fra 5 o 6 ore, e dopo averne passate più di 24 a sudare in viaggio una doccia bollente si sta convertendo in un miraggio. Meno male che, sfilata dalla valigia una maglietta, sono riuscito a darmi una rassettata lampo tra la consegna valigie e la dogana.
È incredibile, ma vero: questo posto ha un qualche cosa di differente.
Le persone sono cortesi, pacate, sorridono.
Addirittura la poliziotta dell'aeroporto, dopo aver avuto la pazienza di rispondere anche alle mie domande, m'ha fatto l'occhietto, sorriso e salutato con un "Enjoy, you're in New Zealand. Have a nice day."
E una sorpresa in più l'ho avuta quando, concluse le formalità e cambiati i verdi dollari americani con coloratissimi dollari locali, l'astinenza da caffeina mi ha portato al bar dell'aeroporto. Contro ogni aspettativa, invece della schifezza che mi aspettavo, mi hanno servito uno degli espressi più buoni che abbia bevuto in vita mia, senz'altro migliore della brodaglia bruciata del bar di Ornella.
E lo stesso vale per il bar accanto all'hotel, dal quale scrivo in attesa della camera smozzicando un delizioso panino di frittata, pancetta, basilico e marmellata di cipolle accompagnato da un cappuccino che definirei perfetto. L'avevo sempre pensato, che questo paese fosse fantastico... ;)
Stando alle previsioni di tutta la settimana, queste 24 ore avrebbero dovuto essere il giudizio universale: pioggia, nubi, vento e tormenta sulla California, sul pacifico e pure qui.
In realtà tolto il tragitto SFO-LAX, soleggiato e sereno, il volo è stato parecchio sbatacchiato ma assolutamente molto meno di quanto mi aspettassi.
La sensazione di un 747 non è poi nulla di particolare, se non nei primi secondi in cui i motori iniziano a spingere. Dopodiché, la differenza con un A320 sta poi solo nei chilometri di pista di cui ha bisogno per decollare e per atterrare.
Ora ci vorranno un paio di giorni di ambientazione, nei quali abituare un po' l'orecchio all'ennesima nuova pronuncia della lingua maledetta e nei quali decidere cosa fare di questa tappa...